martedì 16 marzo 2010

Se non mangi l'amministra...


Si ostinano a considerare la notte come una riserva di energia. Una statica messa in carica che ci aiuta a restare nelle fila. Sapessero, che proprio di notte vengono fuori gli spunti che porteranno via questo mondo qua. E c'è da sperare che qualcosa, alla fine, resti, da mettere al posto di quello che c'è ora. Sì, perché rendendo buio lo sconosciuto, picchettandolo al di là con fusi orari e affanni bisestili, non ne impediremo il detonare.

Rendere sistematiche certe scintillanti intuizioni, scegliere con creatività e ai creativi dare uno spazio, oltre la mezza sega della semplice provocazione, è il compito che chiunque sia fresco e non troppo interessato dovrebbe prendersi.
Se il punto di rottura resta sozzo sotto le unghie, resta anzi unghia avvitata a margine, semplicemente saremo meno preparati quando la rottura sarà completa.
Ogni vero uomo della notte, oggi, deve avere una cattedra e poter destabilizzare per approntare a ristabilizzare. Piccole e grandi scosse, che ci insegnino non a rinforzare le suole, ma a sfilarci le scarpe, che se si scappa il vicolo è cieco, se si va incontro all'indipendenza culturale c'è tutto un mondo da esplorare...

Per chi amministra sé stesso o altri, oggi, al di là della piccola idea, più o meno arricchibile dal mercato, più o meno carezzevole dalla critica, c'è e dev'esserci quel senso interiore di avvantaggiare e facilitare l'incorrere di rivolte e rovesciamenti, in sé e negli altri.
Non necessariamente reggerò a lungo io, non necessariamente terranno gli altri, quelli validi… che ce ne sono. Ma questa non è una prospettiva minoritaria. Non è neppure una prospettiva. È già l’unica via.