mercoledì 13 ottobre 2010
Due conti in casca.
"Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione. Silenzio dei media o scatta la rivolta"
"Ci si sente leggeri, dopo una bella cacata..."
La Haine (Kassovitz, 1995)
Questo mi porta a ragionare su due o tre faccenduole, che probabilmente porteranno ad altrettante oscure azioni.
Dal concreto all'astratto, così, su due piedi:
- Perché continuare a pagare i contributi per una pensione che sicuramente non avrò?
- Se il tragitto esistenziale che ci insegnano dalla prima elementare è composto da parti ben definite... e queste componenti saltano, s'avvitano e si mischiano, allora forse non ha più senso neppure cercare di guadagnare credito nell'ottica di un "progetto di vita" lineare, che parta da una formazione degna di tal nome e arrivi a una fase di riposo finale.
- Perché evitare (o chiedere di evitare) comportamenti volti a minare la salute psicofisica in vista di una buona vecchiaia, quando la nostra generazione un'anzianità degna di tal nome non ce l'avrà? (provocatoria, magari... ma un dirottamento della cifra da versare all'INPS aiuterebbe in tal senso... troverei ben simbolico lo scambio... come a dire: usali per dimenticare quello che sarebbe potuto essere). Stesso discorso, certamente più interessante, vale per comportamenti che minano la salute del sistema sociale.
- Assunto che la nostra vecchiaia somiglierà (per chi ci arriverà) a un prolungamento del periodo lavorativo, creando un pastone generale tra formazione, età di mezzo e pensione, perché non possiamo cominciare adesso a prenderne atto e a vivere di conseguenza? A capire che non siamo giovani, né saremo anziani, che siamo semplicemente qui... E varrebbe la pena di vendere cara (in senso affettivo) la pelle... ma soltanto dopo averla riprezzata con nuove coordinate. Perché è comunque l'ultimo valore assoluto che ci rimane.
Ecco, da tutto questo bisognerà tirar fuori qualcosa... Tra settantenni studenti di marketing all'università della terza età e maturandi deputati/imprenditori rampanti, qui ci sono le premesse per un movimento culturale piuttosto rappresentativo.
O no?